Arte & Vino

Il vino e l’arte sono espressioni della creatività dell’uomo. Sia esso il vignaiolo, che cura con amore le proprie vigne per dare vita a un vino che non c’era prima, o l’artista, che con la propria sensibilità crea una veste grafica a quella bottiglia che il vino lo dovrà contenere e proteggere. Questo ci ha fatto pensare ad un connubio capace di evocare una pluralità sensoriale dove oltre il gusto e l’olfatto la vista sappia spaziare dal colore del vino all’espressività di un’etichetta artistica. Unire è infatti una della peculiarità del vino: dai sensi, ai cibi, alle persone, stimolando quella convivialità e quell’allegria capaci di accendere le nostre emozioni pur vivendo in un’epoca di isolamento e di limitazioni.
Con “Arte & Vino” il Garage dell’Uva dà vita ad un progetto finalizzato a esplorare nuove forme espressive siano esse artistiche o enologiche. Per ottenere questo risultato abbiamo pensato ad una serie di collaborazioni con giovani artisti italiani ed europei, mettendo a disposizione del progetto un numero limitato di bottiglie numerate che potranno diventare oggetto di collezione.

#1 - Nicolas Lot (Parigi, Francia)

Garage dell'Uva x Nicolas Lot


Ciao Nicolas, raccontaci un po’ di te, dei tuoi lavori e del tuo rapporto con l’arte
 

Ciao, sono Nicolas Lot, sono un grafico e un direttore artistico parigino. Sono stato da sempre affascinato dal mondo dell’arte e le esperienze universitarie in giro per l’Europa, tra Francia e Lettonia, mi hanno aiutato a capire quale fosse la mia strada: vivere d’arte.

“Creare” è il mio lavoro e allo stesso tempo è anche la mia passione.
Indipendentemente se si tratti di realizzare per qualcuno o per me stesso, per me “creare” è inventare 
un universo unico che si adatti a un’idea o a un sentimento. Con questo scopo, mi diverto a creare design, video, animazioni o qualsiasi altro mezzo che mi permetta di esprimere questi universi.

Qual è la tua percezione del rapporto tra vino e arte?

L’arte e il vino riguardano entrambi i sentimenti, la percezione e l’uso dei sensi; riguardano anche una sfera più artigianale che va dal processo di produzione, attraverso la produzione stessa, fino alla creazione di una cultura attorno al risultato… ha una storia.

Come accennato ci sono diverse affinità che rendono tangibile il confronto tra arte e vino più di quanto possa sembrare: il processo influenza direttamente il risultato e ne fa anche parte, sono due dimensioni che non si possono dissociare.

Il risultato lascia spazio all’interpretazione, all’investigazione e alla soggettività nel capirlo: quando scopri o quando assaggi un vino questo lascia un’impronta unica e soggettivacosì come l’arte.

 

Dove hai trovato ispirazione per l’etichetta?

Ho trovato ispirazione nei colori e nelle forme della natura che caratterizzano l’Anfiteatro Morenico di Ivrea. Gli scorci, i panorami, i paesaggi sono stati fondamentali per trovare il modo migliore per rappresentare questi luoghi. Nonostante ci siano numerosi riferimenti al territorio canavesano non ho imposto vincoli all’illustrazione, lasciando molto spazio all’interpretazione e ai sentimenti piuttosto che vincolare attraverso un disegno accademico.

 

Pensi che un’etichetta possa essere considerata una forma di espressione artistica?

Prima di disegnare l’etichetta, così come davanti a un quadro, ci si ritrova davanti a una tela bianca. Tutto ciò che riempie quella che prima era una tela vergine, che prende vita col pensiero e con il disegno, è espressione artistica. 
Sicuramente per me lo è.

#2 - Marta Doria (Ivrea, Italia)

Garage dell'Uva x Marta Doria

Ciao Marta, parlaci un po’ di te, dei tuoi lavori, dei tuoi progetti e della tua percezione del concetto di “arte”?
 
La grafica è la mia arte! Ho studiato e sto lavorando (e tutt’ora imparando) a stretto contatto con il mondo della tipografia, dei colori e delle forme.
Ogni progetto che seguo mi insegna e mi fa venire a contatto con altre realtà e mondi: credo sia proprio questo l’aspetto importante dell’arte e in generale della grafica.
Mi è capitato di prendere parte a diversi progetti tra lavoro e università: branding, graphic design, tipografia, packaging e data visualization. Tutti mi hanno permesso di esprimere “arte” attraverso diverse modalità e diversi supporti comunicativi. È incredibile come dal connubio progettista / cliente il risultato sia così inaspettato ma altrettanto entusiasmante.

Come definiresti il rapporto tra vino e arte?
 
Credo che nel mondo del vino l’arte giochi un ruolo molto importante: dalla veste dell’etichetta alle sfumature che si creano all’interno del bicchiere.
Sono due realtà che sembrano non avvicinarsi ma che hanno moltissimi aspetti in comune.
Arte&Vino comunica questo rapporto e ne esalta le qualità e tutto ciò aggiunge valore al progetto!
A parer mio, sia il vino sia l’arte sono forme di espressione fluide, malleabili che prendono carattere a seconda di chi si prende l’incarico di portare avanti un progetto. È proprio tramite questi progetti che una bottiglia di vino o un elaborato grafico diventano un oggetto con una storia da scoprire.
 

A cosa ti sei ispirata per disegnare questa etichetta?

L’etichetta del Barùss è ispirata alle forme e agli spazi non precisi che si ritrovano nel territorio, un luogo dove la natura prende il sopravvento e mostra un’immagine imprecisa ma molto piacevole.
Le sfumature del Barùss mi hanno accompagnato nella scelta della palette cromatica: l’etichetta può definirsi rosata anch’essa. Essendo il Barùss un vino giovane e fresco ho deciso di inserire elementi pop all’interno dell’etichetta: la ripetizione del nome, il contrasto tra il blu di Garage dell’Uva e i rosa delle lettere, la dicitura vino rosato leggermente inclinato. Il risultato è un’etichetta fresca per un vino altrettanto fresco!
 

Cosa racconta la tua etichetta?

L’etichetta del Barùss racconta senza raccontare troppo. Credo che per cogliere a pieno l’essenza del vino si debba conoscere la realtà che lo produce, venire a contatto con il territorio e stare ore a sentir parlare di questo prodotto. La grafica, in questo caso, ha il compito di introdurre tutto questo mondo che si nasconde in 750ml di vino rosato! Quindi non è forse un racconto bensì una prefazione, una di quelle prefazioni su cui devi tornare due o tre volte, che nasconde una storia, che ti fa piacere rileggere.

#3 - Marta Solenne (Aosta, Italia)

Garage dell'Uva x Marta Solenne

Ciao Marta, parlaci di te e del tuo percorso artistico.

Mi chiamo Marta e sono una ventiquattrenne che vorrebbe essere, fare e dire mille cose. Nella vita faccio l’art director freelance.
Il modo in cui un brand decide di presentarsi al mondo mi ha da sempre affascinato, a tal punto da scegliere un percorso di studi che mi potesse far avvicinare il più possibile al settore della comunicazione visiva e pubblicitaria. La mia passione verso l’art direction è nata una decina di anni fa, quando ancora non avevo idea che si chiamasse così, quando ho iniziato a notare l’importanza e il potere delle immagini, nello specifico funzionali alla promozione di un brand o di un prodotto. Da momento in cui mi ho mi sono immersa in questo settore non ho mai smesso di imparare, di ricredermi, e di conseguenza crescere.

Mi ritengo molto fortunata ad essere tra coloro che fanno della propria creatività il proprio lavoro.

Che valore ha, secondo te, l’etichetta per una bottiglia di vino?

L’etichetta di una bottiglia di vino spesso è il biglietto da visita della stessa, ed è dunque fondamentale che trasmetta l’anima della bottiglia. È fondamentale che il design dell’etichetta rispetti l’essenza del vino. L’obiettivo per questo progetto era quello di ottenere un design pulito e al contempo d’impatto. Ho cercato un equilibrio tra le forme e i contenuti dell’etichetta affinché il risultato finale risultasse elegante e contemporaneo.

La forma dell’etichetta vuole lasciare spazio alla conformazione particolare della bottiglia e al colore acceso del vino che la riempie.

Esiste, secondo te, il rapporto tra la dimensione enologica e quella artistica? Pensi che la dimensione artistica possa avvicinare le persone al mondo dell’enologia e viceversa? Che cosa può portare la collaborazione tra giovani artisti e produttori di vino?

Credo che il legame tra arte e vino esista e che possa creare un grande vantaggio per il produttore di vino, in quanto l’arte si serve di un linguaggio universale, ovvero quello estetico, intuitivo da comprendere per chi non ha le conoscenze enologiche; in secondo luogo una grande opportunità per l’artista incaricato di occuparsi dell’etichetta, quest’ultimo infatti ha l’occasione di trasmettere visivamente l’anima della bottiglia, rispecchiando attraverso il design scelto le proprietà gustative e olfattive del vino che la riguardano.

I produttori di vino che si servono di un artista per la promozione dei loro prodotti si interessano a creare per il consumatore un’intera esperienza, andando oltre alla sola produzione di un buon vino, dimostrando così che una bottiglia di vino può essere vestita di un’opera d’arte e al contempo esserlo; non si tratta solo di apprezzare il gusto del vino ma anche di potenziare gli aspetti visivi della bottiglia.

Sono inoltre molteplici sono gli aspetti che accomunano i due mondi, specialmente nella fase di creazione: l’attenzione al dettaglio, le svariate tecniche di produzione e i diversi prodotti utilizzati sono ciò che danno forma al prodotto, mentre a fare la differenza, in entrambi sia nel mondo del vino che in quello dell’arte, è la passione con la quale si affronta il processo; quest’ultimo è l’elemento che fa la differenza nell’output finale, che fa distinguere un prodotto o un’opera rispetto alle altre.

Oltre a ciò, come ho detto in precedenza, essendo questa relazione così forte e radicata, ci sarà sempre un interesse di collaborazione tra i due settori, a maggior ragione ritengo che le nuove tecniche di produzione e creazione possano dare spazio a nuove interpretazioni artistiche legate al vino.

#4 - Sara Bellini (Ivrea, Italia)

Garage dell'Uva x Sara Bellini

Ciao Sara, raccontaci un po’ di te e del tuo percorso artistico

Il mio percorso artistico inizia già da piccola, quando spesso mi trovavo a scrivere e disegnare, cercando di rappresentare quello che vedevo e percepivo intorno a me. Mi è sempre piaciuta l’idea di poter creare con le mie mani qualcosa che prima non esisteva, e mi ha sempre affascinato la forma degli oggetti e dei materiali. Ho scelto di frequentare il liceo artistico, che mi ha permesso di sperimentare e conoscere le tecniche, mentre il mio corso di laurea in Design e Comunicazione visiva mi ha insegnato un metodo, un ordine necessario alla creatività. Attualmente mi occupo di comunicazione, e ne sto pian piano sperimentando i diversi livelli.
Da sempre mi porto dietro la curiosità di approfondire settori artistici anche apparentemente distanti tra loro e vorrei continuare a toccare e avvicinarmi a diverse forme d’arte, approfondendo differenti aspetti, tecniche, caratteristiche: credo infatti che la versatilità sia intrinseca del cocetto stesso di arte.

A che cosa ti sei ispirata per il progetto?

Volevo fortemente che l’etichetta rappresentasse e racchiudesse sia il sapore del vino, il gusto che lascia in bocca, sia l’esperienza visiva. Prima di iniziare a disegnare ho infatti a lungo osservato le sfumature e il colore del Barùss, decidendo fin da subito che l’etichetta dovesse essere un “continuo” tra il vino e la bottiglia, una prosecuzione e una valorizzazione di quelle sfumature. Volevo dare un significato a quei colori, raccontarne la storia, l’origine e anticiparne il gusto. 

Quale messaggio hai voluto trasmettere attraverso questa etichetta?

Il punto di partenza è stato proprio il nome Barùss, una pronuncia fortemente rappresentativa del territorio, un suono che riempie la bocca. In particolare mi sono da subito focalizzata sulla lettera “U” che identifica appieno ciò che volevo trasmettere: una forma dolce, che accoglie e riempie, una lettera su cui porre l’accento. Ho scelto quindi di “elevare” la lettera, di amplificarne il significante, ovvero l’immagine acustica, i suoni con cui si veicola un messaggio, sviluppandone il significato, trasformandola nel segno protagonista dell’etichetta. La forma della “U” richiama il concetto di condivisione e unione che si crea intorno alla tavola. Dietro di essa sono rappresentate le colline dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea, dove l’uva del Barùss cresce. Un’area geografica chiusa, che accoglie e contiene, come un bicchiere di vino. La “U” ricalca infatti anche la forma del bicchiere: le curve di diverso colore sullo sfondo simboleggiano e proseguono le sfumature del vino all’interno della bottiglia, creando un continuo tra contenuto e contenitore.

Quale valore può portare un’etichetta a una bottiglia di vino

Ritengo che l’etichetta non sia solo un valore aggiunto, ma parte fondamentale della bottiglia. Il primo approccio che abbiamo con un prodotto è infatti quello visivo, seguito dall’approccio tattile nel momento in cui afferriamo e tocchiamo la bottiglia. Forma, materiale, grana della carta sono essenziali: sono i primi punti di contatto che abbiamo con il vino. L’etichetta racconta e trasmette l’essenza, ne anticipa il gusto e accompagna la degustazione mentre la studiamo con gli occhi con il bicchiere in mano. La vista è essenziale per conferire carattere a ciò che si sta gustando, se questo elemento viene a mancare, meno solida sarà l’immagine del prodotto nella nostra mente.